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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 13 ottobre 2010

Biotipologia - Recensione su "Libro Aperto"




Biotipologia - L'analisi del tipo nella pratica medica, Tecniche Nuove, Milano 2006

E' consentito ad un estraneo alla "Comunità di Ippocrate" di recensire un libro come quello, appena pubblicato da "tecniche nuove", di Luigi Turinese dal titolo "Biotipologia - L'analisi del tipo nella pratica medica"?
Ma, dato che l'autore un giovane, valoroso medico, esponente della medicina omeopatica, scienza nella quale ha avuto per Maestro il celebre Antonio Santini, pone come "sopratitolo" al libro, la indicazione "medicina naturale", penso che di ciò che scrive Luigi Turinese possa parlare anche un profano.
Avverte la nota illustrativa al volume di Turinese che "fino a quarant'anni fa, nell'ambito degli studi di medicina, era impartito l'insegnamento della scienza delle costituzioni umane".
Un insegnamento poi "eliminato" anche se in esso - prosegue la nota citata - "erano racchiusi secoli di osservazioni cliniche".

Ripercorrendo la storia e le esperienze del passato Luigi Turinese con il suo libro sulla "Biotipologia" si propone "di recuperare quel prezioso patrimonio" troppo frettolosamente, pensiamo, messo da parte in nome di moderne tecniche che comunque non possone prescindere da certe conoscenze direi "costituenti" di ogni individuo.
Ma seguiamo, sulla scorta della nota informativa prima citata, lo svolgersi del ragionamento dell'autore.
"La parte centrale del libro, la più corposa, è dedicata al fertile incontro tra la biotipologia e la medicina omeopatica, grazie alla quale si perviene ad una maggiore finezza diagnostica ed a una più agevole individuazione della terapia. Un capitolo - prosegue la nota - è dedicato alle tipologie elaborate in ambito psiclogico ed infine nel capitolo conclusivo, si traccia l'abbozzo di un'interpretazione globale del terreno che tenga conto dei più recenti sviluppi della psiconeuroendocrinoimmunologia".
E' certo un linguaggio non facile quello del libro di Luigi Turinese e non a caso eso è "destinato anzitutto ai medici, e in primo luogo ovviamente ai medici momeopatici, perché recuperino la dimensione tipologica nell'ambito del loro lavoro". Ma il libro è destinato anche agli altri tescnici del mondo sanitario, "come psicologi e farmacisti, ed anche - avverte la nota illustrativa - a chiunque sia interessato all'incontro tra cultura umanistica e cultura scientifica, come auspica simbolicamente la collocazione del testo tra la prefazione, scritta da un medico pensante (Pier Luigi Gargiulo) e la postfazione a cura di un musicista pensatore >(Franco Battiato)", senza trascurare, mi pare, anche la presentazione di Luigi Manupelli e la dedica del volume che l'autore fa al suo Maestro di omeopatia, Antonio Santini, scomparso anni fa, dopo una lunga, benemerita attività medica.

Forse più che una recensione ho finora scritto una "segnalazioone" del libro di Turinese che però desidero completare con alcune osservazioni che affondano nella memoria lontana della mia fanciullezza.
Nella postfazione c'è una frase, quella conclusiva, che mi ha colpito: "Turinese è anche un omeopata e sa che i vecchi omeopati ebrei andavano ad abitare per un po' di tempo a casa dei pazienti per osservarli nel loro 'terreno'".
Mi rivedo così bambino, ammalato con accanto per non poco tempo, seduto ai bordi del letto, il "dottore" che spesso faceva in casa dell'infermo anche due o tre visite quotidiane, parlando e discorrendo, apparentemente del più e del meno, ma in sostanza per osservare il "terreno" e da questa osservazione trarre indicazioni per diagnosi e terapia, sostenendo contemporaneamente moralmente chi giaceva al letto ammalato.
Devo a cure amorevoli di questo genere se ho superato alcune gravi infermità senza "intossicarmi" di farmaci che, tra l'altro, era il periodo bellico, scarseggiavano.
A questa figura del "medico curante" affianco quella del "medico umanista", spesso collimanti un tempo, ma che, sia pure in maniera sempre più ridotta, esiste ancora, specie nei piccoli centri abitati nei quali tutti si conoscono e spesso sono tra loro parenti.

Nell'era della specializzazioni, delle analisi, delle sofisticate apparecchiature sanitarie e dei costosi e complicati farmaci forse il ricordo di una medicina più semplice e di cure "naturali" anzicché chimiche, non solo può essere giovevole per riportarci ad una più realistica "dimensione umana", ma, soprattutto, essere di esempio a restare entro certi limiti, imparando a curarci il più possibile persuasivamente e naturalmente.



Giovanni Martirano

Recensione pubblicata sulla rivista "Libro Aperto", n. 10, Nuova serie, Luglio-Settembre 1997, pag.49

Pubblicata anche sulla rubrica "Spazio libri" de "La Voce Repubblicana", lunedì 21-martedì 22 Luglio 1997

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Luigi Turinese Cantautore

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