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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

lunedì 4 ottobre 2010

Le Recensioni di L.T.- "Il divino amante" di G. Milanetti

Giorgio Milanetti: "Il divino amante", Ubaldini Editore, Roma 1988


La preoccupazione soteriologica - vero e proprio "leit motiv" di tutta la speculazione indiana - conobbe forme ed espressioni talora assai diverse ma convergenti su un punto fondamentale: la salvezza è possibile solo attraverso un completo abbandono del sé. Il trascendimento dell'ego che nella sua accezione dell'anatta buddhista trova una radicalizzazione senza appello, si può dunque considerare come il minimo comun denominatore delle filosofie soteriologiche dell'India. Poiché ogni scuola, e finanche ogni singolo spirito, ha bisogno di una propria via di liberazione,si sono andati tracciando tre sentieri principali, percorsi talvolta singolarmente, talvolta combinati tra loro. Si tratta della via della gnosi (liberazione attraverso la conoscenza), della via della devozione (liberazione attraverso l'amore incondizionato per Dio) e della via dell'ascesi (liberazione attraverso le varie tecniche dello yoga).

Al secondo di tali sentieri è particolarmente dedicato questo accurato studio di Milanetti, il quale non manca di sottolineare come le espressioni più mature e più piene della bhakti (devozione) siano sorrette da una incrollabile disciplina(ascesi) e rese limpide e rese limpide dalla chiara luce del discernimento(gnosi).


La prima organica formulazione della dottrina della bhakti si ritrova nella Svetasvatara Upanishad e pervaso di spirito devozionale è uno dei libri-chiave dell'induismo, la Bhagavad Gita. Tuttavia lo studio di Milanetti che insegna lingue arie medioevali dell'India, è focalizzato appunto sul misticismo medioevale, scarsamente interessato a problematiche filosofiche e, semmai, imparentato con la poesia e il teatro, usate come arti di supporto ai culti devozionali.
Si veda a questo proposito il Gitagovinda di Jayadeva (disponibile anche in traduzione italiana) vero e proprio modello della letteratura erotico-poetico-mistica. Agli elementi della psicologia erotica si rifà anche la teologia che sottende questi movimenti spirituali: l'ebbrezza di Dio, Passsione oltre le passioni, si esprime col linguaggio pieno e caldo degli amanti.
Milanetti descrive alcune scuole medioevali, per lo più poco conosciute dai non addetti ai lavori: ad esempio i Baul del Bengala (XIII secolo) o i Sant Nirgun, i "bhakta" più "sofisticati", che per evitare sclerotizzazioni su un'immagine usavano attribuire all'Assoluto nomi diversi e contrastanti.

Il misticismo dei Sant presenta non pochi punti di contatto col Sufismo, cui è dedicato un intero capitolo del libro. Il Sufismo, elevata espressione mistica nata in area islamica, trovò in India terreno particolarmente fertile per certe organiche affinità che in taluni casi si approfondirono sino a produrre assimilazioni e sintesi poderose. Basterà qui ricordare la grande simiglianza tra la pratica del dhikr ("ricordo" del nome di Dio) e la ripetizione del nome propria del mantra-yoga e del nam-jap, forma più elevata ed emotivamente più trascinante della devozione germogliata in ambiente induista. Milanetti non manca di suggerire puntuali comparazioni con la mistica cristiana.

Questo breve libro, cui un eccellente apparato di note conferisce un indiscutibile valore scientifico, si raccomanda a chi vuole oltrepassare la fruizione della filosofuia indiana come colorato caleidoscopio evocatore di atmosfere per attingere la profondità, e, perché no, anche la complessità.


Luigi Turinese



In foto: "Un mazzolin di fiori…"


Recensione apparsa su "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo", Anno VII, n. 28 , Ottobre-Dicembre 1988

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