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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

venerdì 1 ottobre 2010

Le Recensioni di L.T. -"Dio nel silenzio" e "Se non diventerete come donne", di A. Gentili

Antonio Gentili, Andrea Schnoller:"Dio nel silenzio. La meditazione nella vita", Editrice Ancora, Milano 1987

Antonio Gentili: "Se non diventerete come donne. Il femminile nell'esperienza religiosa", Editrice Ancora, Milano 1987


Nell'arcipelago meditativo italiano degli anni '80, quella di Antonio Gentili, barnabita, è presenza di spicco. Scrittore prolifico, infaticabile guida di ritiri di meditazione, ha creato nella casa di ritiri spirituali di Eupilio un fecondo centro di spiritualità interreligiosa. Della sua vasta produzione si deve ricordare almeno la lunga introduzione a "La nube della non conoscenza", di autore anonimo del '300.L'introduzione di Gentili è un piccolo capolavoro che, dopo un impeccabile excursus storico-dottrinario, si conclude additando nel dialogo interreligioso, segnatamente tra buddhismo e cristianesimo, la via maestra per la contemlazione contemporanea.

"Dio nel silenzio" si muove con notevolissimo approfondimento, in questa direzione. Scritto insieme al padre cappuccino Andrea Schnoller, anch'egli maestro di meditazione, passa in rassegna i temi principali di un itinerario di ricerca interiore.
Il sottotitolo del libro "La meditazione nella vita", sottolinea che i destinatari principali sono uomini e donne di buona volontà, la cui presenza attiva nel mondo, lungi dall'essere mortificata, intende anzi trarre maggiore vita dalla coltivazione della parte più profonda di sé. Gli autori sono consapevoli del fatto che tale coltivazione, pur muovendosi all'interno del più ortodosso "cristocentrismo", soffrirebbe notevoli limitazioni se rimanesse orfana dall'apparato offerto dalle soteriologie orientali. "Non si può negare che l'incontro con l'Oriente ha portato uno spostamento d'accento anche all'interno della stessa tradizione cristiana, per cui dalla meditazione intesa come riflessione... si passa o si torna sempre di più alla meditazione intesa come esercizio di immersione nell'io profondo" (pag. 13). I capitoli più felici del libro, a mio avviso, sono quelli in cui si realizza una miracolosa fusione di contenuto e di linguaggio, grazie alla quale l'apporto orientale e quello occidentale si trasfondono in un messaggio unitario, che li presuppone e insieme li trascende. E'il caso, ad esempio delle numerose pagine dedicate alla consapevolezza, che viene definita "...insieme di tranquillità, la porta d'ingresso alla meditazione. Anzi essa può venire identificata con lo stato di meditazione: quando voi siete consapevoli, siete in meditazione" (pag. 65). Allo stesso modo, è degno di nota lo spazio che in questa guida spirituale all'integrazione del corpo nella preghiera: oltre ai frequenti riferimenti nel corso del volume, un'intera appendice è consacrata a questo argomento. E' un libro da consigliare a chiunque abbia interesse per la religiosità esperita "sul campo"; di altissimo valore contenutistico, sa essere allo stesso tempo didattico e incoraggiante: un vero e proprio manuale per meditanti.

Diverso il discorso per quanto riguarda l'altro libro di Gentili. "Se non sarete come donne" prende le mosse da un'analisi del femminile come categoria religiosa, come luogo privilegiato del manifestarsi dell'anima. Operazione non priva d'insidie, segnata dall'ambiguità di una sincera rivalutazione dei valori femminili fatta però all'interno di un sistema culturale, quello della teologia ebraico-cristiana, che, di fatto, pone la donna in posizione non tanto di inferiorità quanto di non esistenza. Mi spiego meglio. Quando Gentili parla di "donna eterna" evidenzia, apparentemente esaltandola, la "donna archetipica" (un simbolo, qualcosa dunque di non esistente in carne ed ossa), mortificando in tale modo le singole donne "storiche". Di questo passo si arriva a definire la Vergine di Nazareth "archetipo del femminile" e, di conseguenza, a porla come punto di arrivo della più piena realizzazione della donna. E' sufficiente un'elementare lettura antropologica per comprendere che la Madonna non ha alcuna concretezza biologica: essa è la "mamma" dei desideri e delle speranze degli uomini-maschi nei confronti della femminilità. Essa è un simbolo, ma per una sorta di equivalenza tra piano simbolico e piano reale, assurge a modello concreto. Così quello della castità viene definito "un carisma specificamente femminile " e viene scomodato Denis de Rougemont ("L'Amore e l'Occidente") per ricordarci l'esaltazione della castità nell'amor cortese (!).
"Proteggere il mondo dagli uomini in quanto madre e salvarlo in quanto vergine... tale è la vocazione della donna, religiosa, celibe o sposa". Citazioni come questa di Evdokimov, con tutta evidenza "uomocentrica", abbondano nel libro. Il fatto è che da sempre la cultura ci invia molteplici messaggi che hanno come denominatore comune un'immagine de-reale della donna. Di conseguenza gli uomini non sono in grado di entrare in una dimensione veramente comunicativa con le singole donne reali, semplicemente perché non le vedono, sovrapponendo loro l'immagine della Donna.
Lo studio di Gentili, pur così ben documentato e sincero, non sfugge purtroppo al linguaggio del modello culturale dominante, per la cui analisi si rimanda alla lucida opera dell'antropologa Ida Magli.
Al Gentili teologo preferiamo di gran lunga il Gentili contemplativo.


Luigi Turinese



In foto: "Stelle cadenti"


Recensione apparsa su "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo", Anno VII, n. 27 , Luglio-Settembre 1988

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Luigi Turinese Cantautore

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