Il Saddharma Pundarika Sutra fu probabilmente composto in India nel II secolo d.C., per penetrare in Cina nel secolo successivo. Considerato scrittura canonica, rappresenta uno dei caposaldi della tradizione Mahayana. Fondamentale per la salvezza vi è considerata la funzione dei bodhisattva, e questo è già un cruciale elemento di divergenza dal buddhismo theravada. Inoltre l'apparizione del Buddha nel mondo fenomenico non è altro che un espediente (upaya) per diffondere il Dharma: i vari Buddha storici non sono che delle emanazioni periodiche del Buddha trascendente, che esiste sin dall'inizio dei tempi.
Le distinzioni temporali, come quelle di sesso, non sembrano importanti ai fini dell'illuminazione.
Come si può vedere, lo scenario che si configura è profondamente diverso rispetto alla tradizione del buddhismo antico.
La versione cinese più nota del Sutra del Loto è dovuta all'indiano Kumarajiva (344-413), e da questa è stata operata la traduzione in inglese del libro che presentiamo a cura di Burton Watson, professore di Lingue e Cultura Asiatiche alla Columbia University.
Il lavoro, i cui embrioni risalgono all'inizio degli anni '70, fu commissionato al professor Watson, dal Presidente della Soka Gakkai Internazionale, Daisaku Ikeda.
Questo fatto si può comprendere facilmente, dal momento che Nichiren, il riformatore giapponese del XIII secolo al quale si ispira la Soka Gakkai, fondò il suo insegnamento sul solo Sutra del Loto.
Luigi Turinese
In foto: "Sentore d'estate"
Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVII, n. 68, Ottobre-Dicembre 1998
Nessun commento:
Posta un commento