E' giunto alla XIII edizione il libro di Arias, brillante giornalista del quotidiano "El Pais" e scrittore di libri particolari (tra i numerosi titoli, va menzionato un originale studio su Giovanni Paolo II: "L'enigma Wojtyla", Borla 1986).
"Il Dio in cui non credo" fu scritto negli anni '70 e di quel decennio porta con sé la linfa rivoluzionaria e l'anelito a liberare il Cristo dei poveri dalle lusinghwe del potere.
Certo, l'utopia di Arias è anche irrimediabilmente datata. Alludo all'utopia della fanciullesca affermazione "sono libero" (pag. 64) pur essendo strutturato nella gerarchia ecclesiastica: logico attendersi, come è poi puntualmente avvenuto, una fuoriuscita da quella gerarchia, verso uno stato laicale in cui sperimentare quella libertà senza protezioni e con tutti i rischi che questo comporta.
Rimane l'attualità di un messaggio che trascende le barriere confessionali per approdare a un umanesimo cristiano di grande respiro.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno X, n.40, Ottobre-Dicembre 1991
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