Ishvarakrishna, "Le strofe del Samkhya", Edizioni Ashram Vidya, Roma 1994
Sebbene Ishvarakrishna sia piuttosto il codificatore di una tradizione già presente, le Samkyakarika sono il testo della scuola Samkya più antico che si conosca.
Scritto intorno al IV-V secolo , riassume le proposizioni di uno tra i darshana più fecondi.
Nelle storie della filosofia indiana il Samkya viene abitualmente associato allo Yoga. In effetti, lo Yoga rappresenta il "braccio pragmatico" del Samkya; quest'ultimo ne costituisce a sua volta il versante gnoseologico. Il Samkya è ateo, lo Yoga è un sistema teista. Entrambi sono sistemi dualistici, imperniati sulla dialettica tra anima (purusha) e e mondo fenomenico (prakriti); e sulla discriminazione (viveka) tra le due realtà che, sola, costituisce la spada che taglia l'illusione e, pertanto, spiana la via alla liberazione.
In un certo senso, un'evoluzione del Samkya si realizza nel buddhismo di Nagarjuna, come ribadisce Raniero Gnoli nell'Introduzione. " Sostituiamo ... alla prakriti la realtà relativa, la coscienza deposito ...ed alla solitudine ineffabile del purusha la realtà assoluta, è l'equivalenza è perfetta"(pag. 23).
Il commento a quest'opera, che è costituita da settantadue aforismi, è di Guadapada che le diverse tradizioni situano tra il VI e l'VIII secolo. L'edizione che Ashram Vidya manda in libreria è praticamente la stessa che conoscevamo nella Biblioteca Boringhieri (1978)e che si basava sulla traduzione del 1960, operata da un giovanissimo e già acutissimo Corrado Pensa sull'originale sanscrito. A Pensa si deve anche la precisa Prefazione, mentre Ranieno Gnoli firmava come si accennava sopra, la dotta Introduzione. Nell'edizione Boringhieri figurava, in fondo al volume, un'utile "Nota storica sulle dottrine indiane" a firma di Vincenzo Talamo, che qui non si trova. Probabilmente è stata riconosciuta pleonastica in un programma editoriale , quello di Ashram Vidya, che costituisce da sola un'unica, lunga "nota alle dottrine indiane".
Luigi Turinese
In foto: "Mandibole"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno XIV, n. 55, Luglio-Settembre 1995
Sebbene Ishvarakrishna sia piuttosto il codificatore di una tradizione già presente, le Samkyakarika sono il testo della scuola Samkya più antico che si conosca.
Scritto intorno al IV-V secolo , riassume le proposizioni di uno tra i darshana più fecondi.
Nelle storie della filosofia indiana il Samkya viene abitualmente associato allo Yoga. In effetti, lo Yoga rappresenta il "braccio pragmatico" del Samkya; quest'ultimo ne costituisce a sua volta il versante gnoseologico. Il Samkya è ateo, lo Yoga è un sistema teista. Entrambi sono sistemi dualistici, imperniati sulla dialettica tra anima (purusha) e e mondo fenomenico (prakriti); e sulla discriminazione (viveka) tra le due realtà che, sola, costituisce la spada che taglia l'illusione e, pertanto, spiana la via alla liberazione.
In un certo senso, un'evoluzione del Samkya si realizza nel buddhismo di Nagarjuna, come ribadisce Raniero Gnoli nell'Introduzione. " Sostituiamo ... alla prakriti la realtà relativa, la coscienza deposito ...ed alla solitudine ineffabile del purusha la realtà assoluta, è l'equivalenza è perfetta"(pag. 23).
Il commento a quest'opera, che è costituita da settantadue aforismi, è di Guadapada che le diverse tradizioni situano tra il VI e l'VIII secolo. L'edizione che Ashram Vidya manda in libreria è praticamente la stessa che conoscevamo nella Biblioteca Boringhieri (1978)e che si basava sulla traduzione del 1960, operata da un giovanissimo e già acutissimo Corrado Pensa sull'originale sanscrito. A Pensa si deve anche la precisa Prefazione, mentre Ranieno Gnoli firmava come si accennava sopra, la dotta Introduzione. Nell'edizione Boringhieri figurava, in fondo al volume, un'utile "Nota storica sulle dottrine indiane" a firma di Vincenzo Talamo, che qui non si trova. Probabilmente è stata riconosciuta pleonastica in un programma editoriale , quello di Ashram Vidya, che costituisce da sola un'unica, lunga "nota alle dottrine indiane".
Luigi Turinese
In foto: "Mandibole"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno XIV, n. 55, Luglio-Settembre 1995
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