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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

giovedì 3 marzo 2011

Le Recensioni di L.T. - "La ruota della vita", di J. Blofeld

John Blofeld, "La ruota della vita", Edizioni "Il Punto d'Incontro", Vicenza 1994

Commentando un libro, non possiamo esimerci dal considerarlo nel suo contesto anche temporale. Negli anni '50 non si conosceva ancora la diffusione di massa del pensiero orientale di cui disponiamo oggi. Era l'epoca in cui i resoconti di viaggi, circonfusi da un alone di esotismo, tenevano il posto oggi occupato dalle riflessioni sulla liberazione e dai suggerimenti sulla pratica. Si pensi all' Autobiografia di uno yoghi, che Yogananda aveva scritto già prima che avesse una diffusione internazionale a partire dagli anni '50.
Il libro di Blofeld che presentiamo è sottotitolato significativamente "Autobiografia di un buddhista occidentale", e la sua prima edizione risale appunto al 1959.
L'autore, un buddhista tantrico inglese, trascorse molto tempo in Asia, soprattutto in Cina. Fondamentale fu il suo incontro con Lama Govinda. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in italiano; si pensi a La dottrina Zen di Huang Po, a L'insegnamento Zen di Hui Hai, a Taoismo, tutti pubblicati da Ubaldini; o anche a L'arte cinese del tè, edito da Mediterranee; o infine a Il Segreto e il Sublime, per i tipi di Mondadori.

La ruota della vita
si legge con grande piacere; è un libro facile, nella sua accezione migliore, pur non presentando quell'inflazione di soprannaturale che presentava invece l'auttobiografia, prima citata, di Paramahansa Yogananda. Appaiono lama, maestri taoisti, monaci zen, persino l'incontro, inserito nella seconda edizione del libro, con il Dalai Lama, avvenuto nel 1969.
Il tutto però in un clima misurato, non favolistico, diremmo fortemente buddhista. Nell'Introduzione, l'autore chiarisce bene questo punto di vista: " ... ho omesso qualche stupefacente esperienza, temendo di essere considerato un ingenuo o uno sciocco. Così può darsi che qualche lettore trovi il libro privo di un'adeguata serie di avvenimenti stupefacenti ... Le vere meraviglie sono le meraviglie dello spirito umano e di queste il libro ne contiene parecchie"(pag. 11).
Esemplificativo di queste intenzioni è il bellissimo passo dedicato alla visita del giardino di Lumbini, luogo natale del Buddha. Blofeld è dapprima intristito a causa dello stato in cui versa il luogo, un'arida desolazione interrotta dalla storica colonna commemorativa di Ashoka. Poi chiude gli occhi e si immerge in una meditazione discorsiva in grado di evocare la magia che sicuramente dovette sprigionare quel luogo nella sua stagione più bella.
E appare alla mente del pellegrino la scena della nascita del Beato, in una sorta di immaginazione attiva. "Quello che avevo visto non era stato né un sogno, né una visione. Avevo semplicemente chiuso gli occhi e avevo deliberatamete provocato un'immagine degli eventi che avevano reso Lumbini un luogo da ricordare per sempre"(pag. 286.


Luigi Turinese


In foto: "Stelle sperdute"


Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno XIV, n. 55, Luglio-Settembre 1995

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Luigi Turinese Cantautore

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