Thailandese ottantaquattrenne, Buddhadasa si pone come un theravadin eterodosso, teso alla comprensione della natura del vuoto al punto da potersi considerare debitore soprattutto della scuola Madhyamika, fondata da Nagarjuna nel secondo secolo d.C. e classificata comunemente all'interno del Mahayana.
Al Vuoto, sunnata, sono in effetti dedicati i due terzi di questo bel libro. "Il vuoto è presente in tutte le cose; è .... la caratteristica di tutte le cose. Rendere la mente vuota di attaccamento per ogni cosa significa trasformarla nel vuoto stesso ... Allora ... non ci sarà mai più l'esperienza di nascere, di essere un io-mio" (pag.102).
In un certo senso, Buddhadasa perviene ad una sorta di "terza via", che si potrebbe denominare Buddhayana, con forti spunti interconfessionali e libera da ogni catechismo letteralistico.
" 'Astenersi dal male, compiere il bene , purificare la mente: questo è il Cuore del buddhismo'. Risposte ... (che) riflettono ciò che si è imparato a memoria, non una genuina comprensione interiore. Io definirei il Cuore del buddhismo con la frase: 'Niente a cui attaccarsi'... Comprendere che non c'è niente a cui attaccarsi significa eliminare i virus dell'avidità, dell'odio e dell'illusione" (pag. 24).
Luigi Turinese
In foto: "Studio sull’Ombra"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo ", Anno X, n. 41, Gennaio-Marzo 1992
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