Autore relativamente prolifico e soprattutto eclettico, spaziando dalla narrativa alla poesia, Francesco Pullia affronta in questo lavoro i vari modi di manifestarsi della presenza, svelata dalla poesia come dall'intuizione del qui e ora nei gesti minimi della vita quotidiana: altrettanti possibili tramiti verso l'identità tra soggetto e oggetto .
Le riflessioni di questo piccolo, denso libro prendono spunto dalla musica, dal cinema e dalla letteratura non meno che dalla filosofia propriamente detta; lo scopo, espresso dallo stesso autore, è di favorire il passaggio "dall'estetico al'estatico".
Operazione in buona parte felicemente riuscita, nel senso che si avverte come ogni pagina, pur nelle asperità che talora costellano il linguaggio filosofico, corrisponda all'evidente tensione di Pullia verso quella che Elvio Fachinelli definiva "la mente estatica".
E allora la Via diventa "camminare e guardare, lasciarsi salvare dalle cose che ci concedono qui e adesso una possibiltà di "meditare senza meditare" (pag. 89), cioè di mantenere una presenza così costante da corrispondere all'ingiunzione paolina di "pregare incessantemente".
Luigi Turinese
In foto: "Cuccioli sperduti"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno X, n. 39, Luglio-Settembre 1991
1 commento:
molto interessante! bellissima la foto!
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