Idries Shah, " I Sufi", Edizioni Mediterranee, Roma 1990
Idries Shah è un Sufi afgano contemporaneo impegnato da sempre nella diffusione di questo filone della mistica islamica.
Divulgazione è forse un termine riduttivo. Già ne "La Via dei Sufi" (Ubaldini Editore) Shah sviluppava l'idea che il sufismo rappresenti l'insegnamento interiore di tutte le religioni.
Questo atteggiamento, pur con tutte le sue suggestioni, non è privo di punti discutibili: la sua valenza metastorica o addirittura antistorica, con i suoi richiami a una Tradizione immutabile e avversa all'idea di progresso; la disinvoltura con cui vengono assimilati filoni di pensiero distanti tra loro come l'alchimia, la cavalleria, addirittura la carboneria risorgimentale; la tendenza a far derivare dal sufismo ogni sorta di mistica e di mistici, dalla massoneria a San Francesco d'Assisi.
Ciò non toglie che il libro di Shah, e in generale tutta la sua opera, rappresenta la migliore sintesi del sufismo disponibile nella letteratura religiosa in lingue occidentali; pur con tutti i limiti che ha un libro nel trasmettere un messaggio religioso: come scrive lo stesso Shah (pag. 13), " ... esso (il sufismo) non può venire apprezzato oltre un certo punto se non nella situazione reale dell'insegnamento, che richiede la presenza fisica di un maestro sufi".
Il libro rende accessibile l'evoluzione del sufismo attraverso le sue figure più importanti: Attar, Rumi, Ibn Arabi, Al-Ghazali, Omar Kayyam.
Idries Shah è un Sufi afgano contemporaneo impegnato da sempre nella diffusione di questo filone della mistica islamica.
Divulgazione è forse un termine riduttivo. Già ne "La Via dei Sufi" (Ubaldini Editore) Shah sviluppava l'idea che il sufismo rappresenti l'insegnamento interiore di tutte le religioni.
Questo atteggiamento, pur con tutte le sue suggestioni, non è privo di punti discutibili: la sua valenza metastorica o addirittura antistorica, con i suoi richiami a una Tradizione immutabile e avversa all'idea di progresso; la disinvoltura con cui vengono assimilati filoni di pensiero distanti tra loro come l'alchimia, la cavalleria, addirittura la carboneria risorgimentale; la tendenza a far derivare dal sufismo ogni sorta di mistica e di mistici, dalla massoneria a San Francesco d'Assisi.
Ciò non toglie che il libro di Shah, e in generale tutta la sua opera, rappresenta la migliore sintesi del sufismo disponibile nella letteratura religiosa in lingue occidentali; pur con tutti i limiti che ha un libro nel trasmettere un messaggio religioso: come scrive lo stesso Shah (pag. 13), " ... esso (il sufismo) non può venire apprezzato oltre un certo punto se non nella situazione reale dell'insegnamento, che richiede la presenza fisica di un maestro sufi".
Il libro rende accessibile l'evoluzione del sufismo attraverso le sue figure più importanti: Attar, Rumi, Ibn Arabi, Al-Ghazali, Omar Kayyam.
Questa impostazione, per così dire pluribiografica, giova alla gradevolezza complessiva del libro, elemento non trascurabile trattandosi di materia inusuale e generalmente poco accessibile.
Luigi Turinese
In foto: "Mandalismo"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno X, n. 39, Luglio-Settembre 1991
Luigi Turinese
In foto: "Mandalismo"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno X, n. 39, Luglio-Settembre 1991
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