Mary Lutyens, "La vita e la morte di Krishnamurti", Ubaldini Editore, Roma 1990
Nel 1979 la casa editrice Armenia ebbe il merito di pubblicare un documentato volume scritto da Mary Lutyens quattro anni prima e intitolato "Krishnamurti, gli anni del risveglio". Il libro, ormai pressocché introvabile, passava in rassegna i presupposti della straordinaria avventura krishnamurtiana, dalla nascita avvenuta nel maggio 1895 ai primi anni trenta.
La stessa autrice, testimone diretta di gran parte degli avvenimenti descritti, pubblica nel 1990, a quattro anni dalla morte del libero pensatore indiano (ma la cui vita, come avrebbe detto lo stesso Krishnamurti, è patrimonio dell'intera umanità), una biografia completa di questa sorta di Buddha del XX secolo.
Aneddoti curiosi e interessanti si svolgono sotto i nostri occhi come in un'epoca remota e modernissima al tempo stesso. Un'intensa religiosità naturale si sposava, in Krishnamurti, al rifiuto di ogni autorità e istituzioni religiose, fin da quando, nel lontano 1929, egli aveva abbandonato il ruolo di Messia a cui la teosofia l'aveva costretto. "Io sostengo che la Verità è una terra ... (a cui) non potete accedere attraverso alcun sentiero, alcuna religione, alcuna setta ... La fede è una cosa strettamente individuale, e non potete e non dovete organizzarla. Se lo fate essa muore, si cristallizza , diventa un credo, una setta, una religione da imporre agli altri ... Io non voglio appartenere a nessuna organizzazione di genere spirituale ..." (pagg. 88-89).
Oltre che passi celeberrimi come questo, il libro contiene, e si tratta di uno dei motivi di maggiore interesse, brani di discorsi e interviste inediti in Italia. Molto emozionanti sono gli avvenimenti relativi agli ultimi tempi. "Io non ho paura di morire perché ho vissuto con la morte per tutta la vita. Non ho mai portato con me alcun ricordo"( da un colloquio con il medico registrato due giorni prima della morte).
Questa totale disidentificazione, tanto più significativa quando vissuta nella malattia e in prossimità della morte, si sposava peraltro all'amore per le automobili e per la tecnica (suscita interesse, ad esempio, la curiosità di Krishnamurti, ormai grave, per la mirabile complessità delle apparecchiature diagnostiche), o all'ammirazione per l'attore Clint Eastwood: una sorta di sposalizio tra il divino e l'umano.
Come scrive l'autrice nell'ultimo capitolo, Krishnamurti " ... non voleva fare un mistero di se stesso, eppure un mistero esisteva, un mistero che egli non sembrava assolutamente in grado di risolvere da solo" (pag. 217).
Luigi Turinese
In foto: "Il riposo degli artisti"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno X, n. 41, Gennaio-Marzo 1992
Medico, Esperto in Omeopatia, Psicologo Analista, Cantautore dottluigiturinese@gmail.com - facebook.com/luigi.turinese
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