Irmgard Schloegl, "Lo Zen: via di trasformazione" Promolibri, Torino 1991
Di evidente "colore" Mahayana, il libro di Schloegl, scritto nel 1977, ha ricevuto una revisione e una sorta di imprimatur da Christmas Hunphreys, la più rilevante figura del buddhismo britannico del '900.
Ne risulta, ad onta del titolo originale ("The zen way", la via dello Zen), soprattutto una chiara, elementare esposizione dei principi generali del buddhismo.
Ciò che vi si dice dello zen, comunque, è di pura tradizione Rinzai. Qualche cenno particolare meritano alcune parti. "La pratica in un monastero zen giapponese" è un lungo capitolo composto soprattutto da una minuziosa descrizione della vita quotidiana esteriore dei monaci: come tale desta interesse e curiosità ma non va oltre un'appassionante aneddotica.
Nel capitolo successivo ("Basi") si può avvertire una maggiore profondità ed emerge il profilo dell'Illuminato, meta di ogni via buddhista: "né santo né sapiente, ma totalmente umano; con l'umiltà che viene dal conoscere le umane follie e le umane miserie" (pag. 107).
Ormai decollato, il lavoro di Schloegl approda al capitolo più pregnante, l'ultimo prima della Conclusione ("Applicazioni"), in cui si sottolinea il valore inestimabile della pratica proiettata nella vita di tutti i giorni e si scalda il cuore, in altre pagine forse troppo sassone, dell'autore.
Luigi Turinese
In foto: "M’ama (non m’ama)"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno X, n. 41, Gennaio-Marzo 1992
Di evidente "colore" Mahayana, il libro di Schloegl, scritto nel 1977, ha ricevuto una revisione e una sorta di imprimatur da Christmas Hunphreys, la più rilevante figura del buddhismo britannico del '900.
Ne risulta, ad onta del titolo originale ("The zen way", la via dello Zen), soprattutto una chiara, elementare esposizione dei principi generali del buddhismo.
Ciò che vi si dice dello zen, comunque, è di pura tradizione Rinzai. Qualche cenno particolare meritano alcune parti. "La pratica in un monastero zen giapponese" è un lungo capitolo composto soprattutto da una minuziosa descrizione della vita quotidiana esteriore dei monaci: come tale desta interesse e curiosità ma non va oltre un'appassionante aneddotica.
Nel capitolo successivo ("Basi") si può avvertire una maggiore profondità ed emerge il profilo dell'Illuminato, meta di ogni via buddhista: "né santo né sapiente, ma totalmente umano; con l'umiltà che viene dal conoscere le umane follie e le umane miserie" (pag. 107).
Ormai decollato, il lavoro di Schloegl approda al capitolo più pregnante, l'ultimo prima della Conclusione ("Applicazioni"), in cui si sottolinea il valore inestimabile della pratica proiettata nella vita di tutti i giorni e si scalda il cuore, in altre pagine forse troppo sassone, dell'autore.
Luigi Turinese
In foto: "M’ama (non m’ama)"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno X, n. 41, Gennaio-Marzo 1992
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