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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

venerdì 1 aprile 2011

Le Recensioni di L.T. - "Il Sé transpersonale", di L. Boggio-Gilot

Laura Boggio-Gilot, "Il Sé transpersonale", Edizioni Ashram Vidya, Roma 1992, pp. 230

Approdata dalla Psicosintesi di Roberto Assagioli alla Psicologia Transpersonale, Laura Boggio-Gilot è oggi figura di spicco in questo movimento. Presidente dell'Associazione Italiana di Psicologia Transpersonale(A.I.T.P.) e membro del General Board dell' International Transpersonal Association, coniuga una lunga pratica meditativa con l'esperienza di psicoterapeuta.

Autrice di svariati lavori, tra cui ci piace ricordare, sempre per i tipi dell'Ashram Vidja, "Forma e sviluppo della coscienza"(Roma 1987), Boggio-Gilot affronta l'orizzonte spirituale della prospettiva dell' Advaita Vedanta di Shakara, cui si è avvicinata per il tramite del Maestro Raphael.

Nel libro di cui ci occupiamo si trova finalmente uno sfondo filosofico atto a comprendere il sentiero dello yoga: il presente lavoro si presta pertanto a essere utilizzato dagli innumerevoli praticanti di una qualunque branca dello yoga, i quali sono spesso privi di una giustificazione etico-filosofica adeguata. Quanto mai opportuna è la precoce sottolineatura, nel capito I del libro, della necessità di oltrepassare, in psicologia, il modello biomedico. Non avrebbe guastato, a questo proposito, un accenno all'opera di James Hillman , il più creativo tra gli psicoanalisti contemporanei di derivazione junghiana, inspiegabilmente trascurato da chi si occupa delle relazioni tra psicologia e lavoro interiore: pensiamo, per citare i "topoi" hillmaniani più pertinenti, allo scritto del 1983 "Sul bisogno del fondamento. Primi appunti per una metafisica psicologica"., pubblicato sulla rivista ANIMA (Firenze 1988); o al saggio "Picchi e valli: la distinzione tra anima e spirito come fondamento delle differenze fra psicoterapia e disciplina spirituale", del 1976, già citato in questa rubrica (PARAMITA n. 39) e contenuto nel volume edito in italiano da Raffaello Cortina con il titolo "Saggi sul Puer" (1988). Ebbene, nella ricchissima bibliografia (oltre duecento titoli)che costituisce uno dei segni della qualità de "Il Sé Transpersonale", non c'è un solo titolo di Hillman.

Ci scusiamo con l'autrice per questo accorato appunto, che sappiamo di poterci permettere per la stima nei suoi confronti e per la sua ricettività, e concludiamo citando la descrizione della poetica della Coscienza osservante, molto interessante soprattutto per lettori vicini al buddhismo a motivo delle sue evidenti analogie con la meditazione vipassana.

"La pratica della Coscienza osservante si realizza in posizione di meditazione formale, seduti e ad occhi chiusi, in un luogo silenzioso ed in penombra, in solitudine o in gruppo,. L'osservatore assiste immoto, in una posizione di attenta e concentrata vigilanza, al fluire dei contenuti mentali, non giudica, non valuta, non prende parte, è silenzioso e guarda neutralmente" (pag. 169-170).

Luigi Turinese


In foto: "Delicatezza antica"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XI, n. 44, Ottobre-Dicembre 1992

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