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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

lunedì 25 aprile 2011

Le Recensioni di L.T. - "L'abbandono della sofferenza", di A. Bonecchi

Adalbertop Bonecchi, "L'abbandono della sofferenza", Tranchida Editori, Milano 1994, pp. 90

A distanza di due anni da Psicologia e Buddhismo (Milano 1992), lo psicanalista Adalberto Bonecchi torna sul suo tema favorito con questo libro diviso in cinque capitoli, nei quali si svolgono alcune considerazioni sulla psicoterapia, sulla spiritualità e infine su di un progetto pedagogico che possieda una valenza preventiva nei confronti della sofferenza psicologica e spirituale.

La struttura del libro è aforismatica, leggera, senza apparato di note nè bibliografia; questo anche nella convinzione, espressa dall'autore nell'Introduzione, che " ... il libro debba offrire spunti di meditazione anche e soprattutto quando aperto su un capoverso a caso." (pag. 14). Ne risultano brevi appunti, note sulla pratica psicoterapeutica e sull'insegnamento spirituale. "Sebbene la psicanalisi abbia effetti terapeutici, sarebbe estremamente fuorviante considerarla esclusivamente una forma di terapia ..." (pag. 23).

Riflessioini programmaticamente "in pillole", però, per non fermarsi in superficie devo possedere una acutezza folgorante, una "densità" e un "peso" che suppliscano alla mancanza di apprendimento analitico. Questo è il punto: Bonecchi non è Krishnamurti, e certamente non vuole neppure esserlo. "Le terapie solitamente portano all'aumento del narcisismo o della consapevolezza. Meglio, in linea di massima, privilegiare la seconda ..."(pag. 78). Il tono vagamente sapienziale, unito ad una assoluta mancanza di ironia, non giova a fugare il sospetto di coloritura inflazionistica.
Ci permettiamo queste considerazioni certi che l'autore, che seguiamo sin dalle origini del suo lavoro divulgativo (La saggezza freudiana, Milano 1988), la prenda come elemento di dibattito per così dire "interno". Concludiamo quindi con un'ultima citazione: "Quando - impegnati in un'attività pubblica quale ad esempio una conferenza - non si ha lo scopo di vincere, si diviene inattaccabili, perché non vi può essere attacco esterno verso chi non ha paure interne" (pag. 47).

Luigi Turinese


In foto: "Aurum vegetabile"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIV, n.54, Aprile-Giugno 1995

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