Un bellissimo lavoro di editing dovuto a Donald K. Swearer mette a disposizione dei lettori una raccolta di saggi di Buddhadasa, autorevole maestro thailandese contemporaneo. Buddhadasa può essere in qualche modo considerato un riformatore della scuola theravada, tuttavia ai limiti della gerarchia ufficiale, nei confronti della quale fu, più che in atteggiamento attivamente critico, in una posizione per così dire parallela.
Così, spinto anche da una fase di grave crisi politica nazionale, negli anni '70 arrivò a propugnare un "socialismo dittatoriale dhammico", basato sulla relativizzazione delle pretese individualistiche, dell' "io e mio", in favore del bene della comunità.
"Un esempio di socialismo dittatoriale buddhista è il monastero (wat) di Samuhanimit ... che venne edificato ... in quattro mesi. Edificare un wat in quattro mesi richiede metodi dittatoriali. Migliaia di abitanti della città furono messi al lavoro e non mancarono punizioni corporali ... Completata l'opera, un religioso a capo della regione venne costretto (sic!) a trasferirsi al monastero in qualità di abate. Ecco come metodi dittatoriali si possono rivelare di utilità pubblica" (pag. 227).
Siamo onesti: è obiettivamente difficile, per un occidentale educato ad apprezzare il valore dell'individuo, comprendere a fondo il discorso sopra riferito, soprattutto per quanto riguarda il termine "dittatoriale". Piuttosto, l'enfasi sociale di Buddhadasa può servire a sfatare il luogo comune circa l'egoismo del monaco theravada, tutto teso a realizzare l'ideale dell'arahant in spregio al mondo.
Luigi Turinese
In foto: "Malinconia dopo la pioggia"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XI, n. 44, Ottobre-Dicembre 1992
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