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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 27 aprile 2011

Le Recensioni di L.T. - "Julius Evola e il buddhismo", di S. Consolato

Sandro Consolato, "Julius Evola e il buddhismo", ReaR Edizioni, Borzano (RE)1995, pp.222

Il libro che qui presentiamo nasce dalla correzione e aggiornamento della tesi di laurea in filosofia di Sandro Consolato. L'occasione è stata il ventennale della scomparsa di Julius Evola (1974). Il testo risente della sua origine universitaria, e lo diciamo nella accezione più favorevole. Rigoroso, provvisto di note puntuali, soprattutto teso a dimostrare delle argomemtazioni e a confutare altre, con una logica stringente e intellettualmente onesta.
Detto questo, dobbiamo anche aggiungere che non ci sentiamo sempre vicini al mondo dell'autore. Soprattutto, non ci sentiamo sempre vicini all'argomentare di Evola. Il testo evoliano cui si fa riferimento è "La Dottrina del Risveglio", originariamente edito da Laterza (1943)e poi ripubblicato da Scheiwiller nel '65 e nel '73.

Il dissenso di Consolato rispetto ai detrattori dell'interpretazione evoliana del buddhismo si sostanzia soprattutto su due fronti: uno costituito dalla "Rivista di Studi Tradizionali" di Torino, di impostazione guénoniana; l'altro, che ci riguarda da vicino, relativo ad un dibattito apparso sui numeri 17 e 18 di PARAMITA nel 1986.
Più stemperata la polemica nei confronti di un articolo apparso nel 1984su "Solstitium" a firma del nostro direttore (Vincenzo Piga, 'La Dottrina del Risveglio' recensita da un buddhista contemporaneo).
Le bacchettate più severe toccano a Mauro Bergonzi, " ... che nel farsi buddhista non si è emancipato da certi pregiudizi 'di sinistra'" ((pag. 126).La polemica con Bergonzi riguarda il problema della 'arianità' del buddhismo, cui l'autore dedica ben ventiquattro pagine. "Solitamemnte, il temine arya, riferito alla sfera del buddhismo, in Occidente viene tradotto con 'santo', 'nobile' o 'sublime', ma Evola ritiene che tali traduzioni siano non tanto errate, ma incapaci di rendere il significato originario del termine, cioè quello ...'ad un tempo spirituale, aristocratico e razziale'" (pagg. 110-111).
Non c'è niente da fare: con argomenti certamente non rozzi viene comunque ribadita la preoccupazione razziale, se non francamente razzzista, dell'universo spirituale evoliano, teso a difendere l'integrità dell' 'homo europaeus'. E infatti: "L'islamismo ... si espande in modo preoccupante, e con le migrazioni delle sue genti penetra sempre di più nella stessa Europa, facendo nuovi proseliti ... solo il buddhismo può farsi strada in modo indolore entro la nostra realtà culturale ed etnica, rinnovandola in modo fecondo e offrendole un valido scudo spirituale contro l'islam" (pagg. 213-214).

Ci rendiamo conto che si tratta di questioni delicate, che non si esauriscono nel breve stpazio di una recensione. Ci sembra tuttavia più stimolante correre il rischio di un "meticciato culturale" (non è ogni cosa, anche le culture, sottoposto all'implacabile azione di anicca?) che spendere le nostre energie spirituali nell'elevare scudi.


Luigi Turinese


In foto: "Non temo confronti"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIV, n.56, Ottobre-Dicembre 1995

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Luigi Turinese Cantautore

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