Fedele alla tradizione orientale, Giuseppe Gorlani fa sua la metafora del Giardino come spazio interiore e ci regala una silloge di oltre cinquanta poesie intercalate da alcune significanti prose poetiche.
Nella breve e elogiativa Prefazione, Emilo Servadio ricorda la parentela stretta tra rishi e poeta.
Non di poesia profana si tratta, dunque, bensì di un'esposizione in versi dei territori del Sacro, compiuta attraverso un linguaggio che contrae un debito costante con la soteriologia vedantica. La terza raccolta poetica di Gorlani è un omaggio costante alla Shakti; e come tale trae la sua energia dal Regno della Madre.
"Bevo l'azzurro, / disciolto nell'azzurro;/ sono gioia senza confini, / sono pura consapevolezza".
Luigi Turinese
In foto: "Policromia discreta"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIV, n.56, Ottobre-Dicembre 1995
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