Rumeno di genitori statunitensi, J. Donald Walters assunse il nome di Kriyananda una volta intrapresa la via proposta da Paramahansa Yogananda, il maestro indiano contemporaneo con cui trascorse tre anni e mezzo, gli ultimi della vita del guru.
Il libro è composto di venti capitoli in cui è condensata, in "pillole", la dottrina del kriya-yoga. Molti ricorderanno l' "Autobiografia di uno yogi", il libro con cui Yogananda, negli anni '50, contribuì alla diffusione dello yoga in Occidente. Con il suo stile avvincente, questo "Salgari della spiritualità" costruiva davanti ai nostri occhi affamati l'India come categoria dello spirito: distese innevate, pace, figure di santi e soprattutto miracoli, tanti miracoli. Insomma, un libro che faceva bene, adatto a lenire le ferite dello spirito occidentale.
Oggi quegli stessi insegnamenti, per di più somministrati di seconda mano, ci appaiono inficiati di una certa ingenuità, portatrice di una spiritualità meno attuale di quanto non fosse trenta o quarant'anni fa. Essi, in altri termini, hanno minore capacità di fornire nutrimento alla complessa anima occidentale sospesa tra due millenni.
Luigi Turinese
In foto: "Delicate frastagliature"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XI, n. 44, Ottobre-Dicembre 1992
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