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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 9 marzo 2011

Le Recensioni di L.T. - "Estetica e modernismo in Cina", (a cura di) G. Marchianò

AA.VV. "Estetica e Modernismo in Cina" (a cura di Grazia marchianò), Rubbettino Editore Soveria Mannelli (CZ) 1933
e
AA.VV., "Scritti italiani su NikolajRerich. Con inediti di Elena Ivanovna Rerich" (a cura di Grazia Marchianò), Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ)1993

Da una feconda collaborazione con la casa editrice Rubbettino e la professoressa Marchianò, insegnante universitaria di Estetica, nasce la prima collana italiana dedicata alle estetiche di Oriente e Occidente ("Saggi brevi di estetica comparata").
I soggetti delle prime due uscite, entrambi di grande interesse, non potrebbero essere più lontani tra loro, mentre si annuncia, scritto dalla stessa Marchianò, "Sugli orienti del pensiero", che attendiamo con curiosità.

Col termine di modernismo si intende il movimento cinese "new wave", represso nel 1989 insieme con i movimenti filodemocratrici.
Agli inizi degli anni ottanta, con la revoca da parte del governo dell'interdizione degli studi estetici, erano iniziati massicci scambi culturali con l'Occidente; non più solo Hegel, ma anche Schopenhauer, Nietzsche, Freud, fino a poco prima considerati "borghesi controrivoluzionari", avevano trovato posto nella formazione dei giovani intellettuali cinesi. Come afferma un critico naturalizzato australiano, Nicolas Jose, nel 1988 a Pechino "pareva che ogni due persone, una fosse un artista, e tutti gli altri, chi mercante, chi procacciatore d'affari per il mercante, chi poeta. Dichiararsi artisti ed essere uno del gruppo era un'affermazione di libertà" (dall'Introduzione di G. Marchianò, pag. 6).

Gli "Scritti italiani su Rerich", di Bazzarelli, Lopez, Spendel, Zolla, fanno conoscere un originale pensatore e artista russo, che si è morso tra pittura, filosofia ed esoterismo ricordando per certi versi Gurdjieff, come nota molto opportunamente Grazia Marchianò nella sua post-fazione(pag. 129). Come Gurdjieff ebbe un "luogotente" in Ouspenskji, così Rerich (1874-1947) trovò il suo "doppio" nella moglie Elena Ivanovna, che lo coadiuvò soprattutto nelle ricerche su Agni Yoga (si veda la raccolta di riflessioni "Mondo di fuoco"), in cui il richiamo al ritualismo vedico fa da supporto ad una vera e propria via russa all'Oriente. La temperie culturale era la stessa che aveva prodotto Madame Blavatsky e la teosofia.
L'itinerario spirituale di Rerich può essere compendiato anche dalla storia dei suoi rapporti; citiamo in ordine sparso quelli con Vivekananda, con Tagore, con Krishnamurti e, di particolare interesse per la nostra rivista, con il buddhologo Sherbatskij.

Nel corpo centrale del libro, alcune tavole a colori danno un saggio della pittura di Rerich, che Elémire Zolla definisce acutamente: "... ascetica, adamantina, ma nello stesso tempo di un'intensità allucinata"(pag.21).

Luigi Turinese


In foto: "Rosa antico"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo ", Anno XIII, n. 50, Aprile-Giugno 1994

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